Rubrica “Le Fil Rouge”, L’Italiano e il Francese: due lingue simili con un rapporto diverso nei confronti delle lingue straniere. 1° pillola
___ a cura di Arianna Pavan
Quante volte capita, ad ognuno di noi, di constatare delle somiglianze tra diversi sistemi linguistici? È risaputo che alcune lingue, come per esempio l’italiano e il francese, presentino dei tratti comuni dovuti alla derivazione dalla lingua latina.
Ma perché certe parole dell’italiano sembrano assomigliare a quelle del tedesco, una lingua così apparentemente lontana dalla nostra, come nel caso di mare (IT) e meer (TE)? E per quale motivo, come si suol dire, “l’inglese e il tedesco hanno tanti vocaboli simili”? Per esempio: apple (IN) e Apfel (TE), heart (IN) e Herz (TE). Ciò è dovuto ai legami che intercorrono tra le lingue parlate nel mondo.
Con questa miniserie, intendiamo inoltrarci in quest’affascinante foresta di dubbi, fornendo qualche piccola curiosità sul codice lingua, strumento di cui ci serviamo ogni giorno, probabilmente senza conoscerne a pieno origini e potenziale.
In linguistica, per riconoscere le parentele tra diverse lingue, ne si compara il lessico fondamentale, vale a dire un insieme di circa 200 termini definiti diagnostici per l’ereditarietà linguistica (comprendenti i numeri fino a dieci, i principali fenomeni meteorologici, le parti del corpo, le fondamentali specie naturali, alcune azioni quotidiane). Più semplicemente, vengono comparati i termini presenti in tutte le lingue. A seguire, un esempio di vocabolo facente parte del lessico fondamentale, in lingua italiana, francese, inglese e tedesca:
ITALIANO | FRANCESE | INGLESE | TEDESCO |
tre | trois | three | drei |
È percepibile una somiglianza tra i vocaboli sopracitati, nonostante appartengano a quattro lingue diverse. Non è forse curioso, che quattro sistemi linguistici distinti sembrino legati da una sorta di fil rouge? Esploreremo le radici storiche a la base di queste similitudini, fornendo qualche nozione di linguistica e prestando particolare attenzione al caso della lingua francese.
DALLE RADICI ALLE FRONDE
La classificazione delle lingue del mondo avviene tramite raggruppamento in famiglie linguistiche. Il vocabolo “famiglia” si presta particolarmente ai fini di questa classificazione, poiché il metodo usato dalla linguistica storico-comparativa per suddividere i vari gruppi linguistici consiste nel rintracciarne un antenato comune. Si parte, dunque, dal presupposto che tra le lingue esistano dei gradi di parentela. Così come Charles Darwin affermò che le specie del regno animale avessero un antenato comune nel passato; anche i linguisti si resero conto di poter risalire ad un’evoluzione delle lingue del mondo.
Rimanendo in ambito europeo: circa nel V-IV millennio a.C, dei popoli guerrieri-pastori provenienti all’Asia centrale, si stabilirono nell’attuale territorio europeo. La lingua che importarono (a sua volta frutto della fusione di vari idiomi dai caratteri simili) è riconosciuta dai linguisti come l’antenato comune che unisce le lingue d’Europa, raggruppate nella famiglia delle lingue indoeuropee.
Come con l’albero della vita di Darwin, una volta individuate le radici alla base del ceppo linguistico; sarà opportuno procedere verso la chioma dell’albero preso in analisi.
Il francese e l’italiano (insieme allo spagnolo, il portoghese e il romeno) si riconoscono nel ramo romanzo,o più comunemente noto come neolatino, nato dalla base della lingua latina. Il tedesco, il nederlandese, le lingue scandinave sono invece alcuni degli esempi lampanti del ramo germanico, che pur sviluppandosi sulla medesima base indoeuropea delle lingue neolatine, deriva dalla forma primitiva della lingua germanica parlata dai barbari, emigrati ai confini del territorio dell’Impero Romano.
Le fronde degli alberi spesso si intrecciano tra loro, modellando la morfologia della chioma. Allo stesso modo, i vari codici lingua possono incontrarsi e, in quanto dei sistemi aperti agli stimoli esterni, interagire. I più comuni e immediati fenomeni di contatto linguistico sono i prestiti, ovvero assimilazioni di termini stranieri all’interno di una lingua. Nel caso del francese, le parking, le weekend, les jeans sono tutti prestiti linguistici dalla lingua inglese; o il caso del vocabolo italiano “caffè” che, come in francese, iniziò ad essere usato anche con il significato di “bottega del caffè”.
Oltre ai prestiti, anche i calchi linguistici sono molto frequenti, vale a dire adattamenti di vocaboli stranieri alle norme morfosintattiche della lingua di arrivo, per esempio: click (IN) > cliccare (IT).
Nel caso dell’italiano, neologismi come nerdare o termini quali computer, hardware, software, gran parte del linguaggio informatico, sono dovuti proprio a queste forme di interferenza linguistica. La lingua francese, invece, è meno aperta a questi fenomeni di interferenza. L’Accademia francese, prima istituzione che si occupa di monitorare e regolamentare sul piano politico la lingua francese, è da sempre restia all’idea di introdurre nel suo Dizionario forestierismi e neologismi. I vocaboli stranieri vengono inglobati dal lessico francese solo ed esclusivamente se strettamente necessario, ovvero in mancanza di un corrispettivo nella lingua francese.
E anche in tal caso, la preferenza è quella di coniare nuovi termini francesi che ne forniscano una traduzione, come per il vocabolo inglese computer tradotto in ordinateur, o nel caso della traduzione del termine e-mail (abbreviazione di electronic mail) in courriel électronique.
La Legge Toubon del 1994, appellandosi alla Costituzione francese, stabilisce che “La langue de la République est le français”. Pertanto l’uso della lingua francese è imperativo nelle pubblicazioni governative, nelle pubblicità, nelle scuole, in ambito lavorativo e contrattualistico. Secondo l’articolo 1 della sopracitata legge “la langue française est un élément fondamental de la personnalité et du patrimoine de la France”.
Nonostante la popolazione appartenente alla fascia d’età tra i 15 e i 30 anni sia più propensa per l’utilizzo dei vocaboli inglesi, la lingua nazionale non sembra volersi piegare facilmente alle influenze esterne. Questa supremazia della lingua e del popolo francese, ha origini molto antiche e si riconferma nel corso della storia. A partire dal I millennio a. C., Celti, Romani e Germani si succedettero nell’occupazione dei territori di Britannia (attuale Gran Bretagna) e Gallia, (territorio corrispondente agli odierni Francia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Germania Occidentale e Italia settentrionale).
Nel corso del X secolo, il popolo dei normanni si stabilì in Normandia, regione che tutt’ora ne porta il nome. All’epoca in quel territorio veniva parlata una lingua definita galuois, soggetta a forti influenze linguistiche romane e franche, frutto di precedenti occupazioni. Pur non essendosi mai imposto sul latino, il dialetto francico parlato da Carlo Magno ebbe una tale influenza sul galuois che, tutt’ora, la lingua che ne derivò viene universalmente riconosciuta come français, termine germanico derivante proprio dal vocabolo della lingua in questione.
L’anno della svolta è il 1066: i normanni, o vichinghi, attraversarono la Manica e conquistarono il territorio dell’attuale Inghilterra. E fu così che francese e inglese, in un certo senso lingue “sorelle” per via della comune origine indoeuropea, sviluppatasi in rami differenti, si ricongiunsero dando luogo a interessanti interferenze linguistiche.
Essendo la lingua normanna quella dei conquistatori, e quindi dell’aristocrazia, diversi vocaboli appartenenti al lessico inglese di ambito governativo e amministrativo, sono di provenienza francese. Alcuni esempi lampanti sono i termini inglesi chancellor (dall’antico francese chancelier), court (dall’antico francese cort), crown(dall’antico francese corone), government (dall’antico francese governement); così come terminiappartenentilinguaggio giuridico, quali: jury (dall’antico francese juree), justice (dall’antico francese justice), penalty (dall’antico francese penalité).
La cultura e la lingua francese investirono a tal punto quella anglosassone da importare oltremanica la fede cristiana, comportando dunque la costruzione di Chiese e l’assimilazione di gran parte del lessico ecclesiastico; oltre ad una tradizione culinaria che, tutt’ora, vanta una certa raffinatezza. Non a caso, per la traduzione del termine maiale in inglese esistono oggi due corrispettivi: pig, l’animale, e pork, la carne cucinata dagli aristocratici Normanni. I contadini anglosassoni non potevano permettersi la carne di maiale, si limitavano ad allevarne per conto dei normanni. Non a caso il primo vocabolo “popolare” è di derivazione inglese, il secondo più “colto” francese.
Alla luce di queste considerazioni, non sorprende il fatto che l’italiano, lingua celebrata per la sua musicalità ma dalla storia meno poderosa, sia più soggetto alle interferenze linguistiche rispetto al francese. I due idiomi hanno modi diversi di arricchirsi: una assimila termini provenienti da altre, l’altra ne crea un corrispettivo.
Da questa prima, breve premessa storica risulta evidente che il carattere della lingua francese rispecchi la storia del suo popolo, un popolo di eterni conquistatori, dalla conquista normanna dell’Inghilterra alla presa della Bastiglia del 1789, celebrata tutt’ora nel cuore della Ville Lumière. E a questa storia di popoli e delle loro lingue, costellata di intrecci, dobbiamo il fil rouge che dà voce ai nostri pensieri, animi, traguardi.
[Concludendo, una citazione dal libro In altre parole di Jhumpa Lahiri, scrittrice statunitense che condivide le proprie sensazioni riguardo all’esperienza di scrivere in italiano:
“Solo le parole che durano mi sembrano reali. Hanno un potere, un valore superiore a noi. Visto che io provo a decifrare tutto tramite la scrittura, forse scrivere in italiano é semplicemente il mio modo per apprendere la lingua nel modo più profondo, più stimolante. Fin da ragazza appartengo soltanto alle mie parole. Non ho un Paese, una cultura precisa. Se non scrivessi, se non lavorassi alle parole, non mi sentirei presente sulla terra. Cosa significa una parola? E una vita? Mi pare, alla fine, la stessa cosa.”]
Bibliografia:
Breve storia della lingua francese, Carocci Editore, A. Principato.
Lingue d’Europa – elementi di storia e di tipologia linguistica, Carocci Editore, Emanuele Banfi e Nicola Grandi.
La linguistica – un corso introduttivo, UTET università, G. Berruto e M. Cerruti.
Salve, esponete di seguito i commenti? vorrei trovarlo, almeno il mio .
Premetto che esitono poche tipologie di francese e non prendono dal latino o dall italiano, ma aiuta a semplificare l’italiano, conosco il dialetto di cucu, ma le varianti vengono determinate dalla razza e dalle etnie, come l’africa, o il bulgaro, quindi di conseguenza i dialetti in francia sono : belgo, tedesco, ispanico, cucu o italiano, bosniaco, le sigle che compaiono e difficili da reperire si basano sulle vocali che non sono semplicemente a e i o u come in italiano, abbiamo lettura scritta e letta oralmente come ou, r, y, q, e le consonanti, che sono suoni non usuali, per iniziare a studiare francese se e il tuo primo approccio, o eventualmente se lo conosci gia ripassarlo su un altra lingua, studio analitico del francese = s t d z f = N + ch – k . / v + suoni sc, gl, q = R + l – m / b vicinanza, P immobilità, raggiungibili differenze o contrari . contrari per esempio lingua cucu, derivante da italiano, il fatto quotidiano è giusto, = il gaco quochighiano chie guco . cosi, come si legge piu abbreviazioni, un errore che spesso si fa nelle traduzioni italiano francese e riportare il concetto di verbo declinazione per intero sottovalutando il sialetto di cucu molto utile per scomporre attraverso le vocali le consonanti, per esempio in lingua di cucu difficilmente troverete la preposizione cest moi, quieche le qui , quisce le mua, quiel le poi . GRAZIE per la vostra attenzione . by stefano P .