INTERVISTA ad Alice Filippi, regista del film “Sul Più bello” che sbarca a Parigi!

INTERVISTA ad Alice Filippi, regista del film “Sul Più bello” che sbarca a Parigi!

___ di M.R

Il cinema italiano continua a sfornare talenti femminili la cui notorietà avanza non soltanto nel territorio nazionale, ma anche all’estero. E’ proprio il caso di Alice Filippi, giovane regista classe ’82, che è stata candidata al David di Donatello 2021 nella categoria “miglior regista esordiente” con il film “Sul più bello”.

Commedia capace di intrecciare l’elemento fiabesco, i colori a “Le Fabuleux Destin d’Amélie Poulain” e l’elemento drammatico, il film racconta la storia di Marta (Ludovica Francesconi) che ha perso i genitori all’età di cinque anni e che soffre di una rara malattia genetica. Nonostante questo, il suo carattere ironico e determinato le permetterà di affrontare in modo propositivo la malattia e di conquistare il cuore di Arturo (Giuseppe Maggio). Scritto e prodotto da Roberto Proia con la collaborazione di Michela Straniero, il film è stato invitato a far parte della rassegna cinematografica del “Festival del cinema italiano a Parigi, De Rome a Paris”, organizzato da Roberto Stabile, responsabile delle Relazioni Internazionali dell’ANICA, Francesca Van der Staay e Ilaria Gomarasca.

Come nasce la tua passione per il cinema?

La mia passione nasce nel periodo adolescenziale. Ero attratta, infatti, da tutto ciò che si collegava al teatro, alla performance e alla messinscena. Per questo, iniziai a frequentare corsi di teatro fino a quando non ebbi l’occasione di lavorare in un Festival della Commedia in qualità di assistente artisti.

Durante quel Festival, incontrai Carlo Verdone a cui chiesi tanti consigli e lui, visto che da lì a poco avrebbe girato il film “Il mio miglior nemico”, mi propose di diventare sua assistente volontaria. In quel momento, non sapevo nulla di come si facesse cinema e di quanto fosse difficile la realizzazione di un film.

Il cinema è, infatti, una macchina molto complessa costituita da persone che hanno ruoli diversi, ma in sinergia tra loro. Cominciai, quindi, a collaborare alla definizione di tutti i film di Carlo Verdone e, successivamente, iniziai a lavorare con tanti altri registi come Giovanni Veronesi, Giuliano Montaldo, Clint Eastwood. Capii che il mio sogno era quello di diventare una regista ed iniziai a studiare regia alla New York Film Academy.

Qual é stato il tuo primo grande lavoro?

Il mio primo grande lavoro è stato il documentario “78- Vai piano ma vinci”. Si tratta di una storia che mi tocca da vicino perché accaduta a mio padre. Mio padre fu rapito dall’ngragheta negli anni ’70 e riuscì a scappare dai suoi rapitori. Il mio intento era proprio quello di raccontare come un ragazzo di ventitré anni, in una situazione apparentemente impossibile, fosse riuscito a trovare una via di fuga.

Questa produzione è entrata nella cinquina dei David nel 2017 come miglior documentario, traguardo che mi ha concesso di acquisire maggior visibilità. E’ stata un’ottima opportunità per me grazie alla quale sono entrata in contatto con la Eagle Picture che cercava un regista per la realizzazione del film “Sul più bello”.

“78- Vai piano ma vinci”, 2017

Il cinema è una macchina molto complessa, come dicevi. Qual é il compito del regista?

Siamo accanto alla famosa piramide del Louvre in questo momento, ecco il regista è colui che si trova in cima alla piramide, prende in mano la sceneggiatura e cerca di capire come poter sviluppare la storia e il mondo dei personaggi.

Per “Sul più bello”, ad esempio, mi sono immaginata un mondo pieno di colori e molto fantastico. Il regista, quindi, fa tutto: definisce la visione da dare al film, sceglie gli attori e seleziona i propri collaboratori (fotografo, costumista, scenografo, truccatore) grazie ai quali riuscire a realizzare la produzione così come l’ha immaginata. I collaboratori sono figure importantissime perché devono condividere la visione del regista e fare delle proposte per rendere il prodotto eccellente.

Come se la passa il cinema italiano in questi anni?

Secondo me il cinema italiano ha grandi potenzialità. Per renderlo ancora più forte credo che sia importante dare allo spettatore delle storie più internazionali e slegarsi dalla territorialità per rendere i nostri film interessanti anche nel resto del mondo. Questo sicuramente può aiutare, tuttavia l’Italia è sempre più frenata, rispetto ad altri Paesi, negli investimenti sulle produzioni artistiche e culturali giovanili.

Sul Più bello” 2020

Il web può aiutare ad esordire come regista?

Sono due mondi completamente diversi: il regista del web non ha nulla a che vedere con il regista del cinema. Innanzitutto, c’è un investimento molto diverso perché nel web si può usare anche un cellulare, una piccola telecamera, mentre su un film c’è una grande troupe cinematografica e bisogna seguire una storia ben definita in partenza.

Sicuramente può essere un buon inizio, ma non è detto che chi fa il regista sul web sia capace di gestire una troupe così come chi fa il regista per il cinema sia capace di realizzare contenuti per il web.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Attualmente sto lavorando su un docufilm, una storia sportiva. Mi piace molto raccontare storie di personaggi che, in apparenza, sembrano non avere nessuna possibilità, ma che alla fine riescono a vincere nonostante tutto e tutti.

“Sul più bello” 2020

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